La minaccia d’aborto e la minaccia di parto pretermine sono due condizione cliniche piuttosto frequenti in gravidanza.
Sono caratterizzate dalla presenza di perdite ematiche dai genitali e da dolori (non sempre) durante:
- i primi 180 giorni di gravidanza (25 settimane e 5 giorni di amenorrea) per la minaccia di aborto
- nei successivi giorni fino alle 36 settimane + 6 giorni per la minaccia di parto pretermine.
La presenza di una minaccia d’aborto rappresenta una condizione di rischio d’interruzione spontanea della gravidanza.
Si parla di minaccia di aborto o di parto pretermine se compaiono perdite di sangue, non necessariamente accompagnate da contrazioni dell’utero e da forti dolori.
Anche la sola presenza di contrazioni regolari e dolorose rappresenta un segnale d’allarme.
La minaccia di aborto si verifica quasi nel 15% delle gravidanze ma solamente il 18% degli aborti minacciati diventano aborti veri e propri.
Rappresenta sicuramente una condizione che desta molta preoccupazione nelle mamme in attesa.
Con questo articolo vogliamo approfondire maggiormente l’argomento così da capire quali sono i sintomi e i campanelli d’allarme da non sottovalutare.
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Minaccia d’aborto e di parto pretermine, i Sintomi:
- Perdite ematiche dai genitali interni ed esterni.
Il sanguinamento origina all’interno dell’utero.
Il sangue è all’inizio rosso vivo e tende solo successivamente a diventare rosso scuro e generalmente le perdite sono un segnale di distacco delle membrane amniocoriali.
Quando si ha invece una perdita ematica abbondante di sangue rosso vivo si tratta quasi sicuramente di aborto.
Se la perdita abbondante avviene nel terzo trimestre è opportuno recarsi subito in pronto soccorso perché potrebbe essere in atto una complicazione importante: il distacco di placenta.
E’ molto importante tener presente una cosa:
Se si riscontrano perdite ematiche color rosso vivo è sempre opportuno consultare l’ostetrica o il ginecologo, monitorare la perdita ed eventualmente effettuare un controllo in pronto soccorso.
- Dolori
Si possono avvertire dolori nella zona del basso ventre e lombo-sacrale: sono dovuti alle contrazioni dell’utero, quasi come dolori mestruali a volte di intensità più forte.
Perché è opportuno effettuare una visita ginecologica?
E’ importante perché con essa possiamo valutare:
- lo stato delle contrazioni,
- la situazione della cervice uterina,
- l’entità della perdita ematica,
- l’origine del dolore.
Spesso infatti, dei dolori localizzati in queste zone possono essere la spia di altre problematiche (stiramenti, coliche, stitichezza cronica, mal di schiena, infiammazione locale, appendicite ecc).
Inoltre un’accurata visita permette di escludere sanguinamenti di altra origine (ad esempio polipi o altre patologie sulla cervice uterina come lesioni cervicali, sanguinamenti post-rapporto ecc).
Nondimeno, il controllo vaginale permette di apprezzare lo stato del canale cervicale e della cervice uterina: un canale cervicale chiuso ed una cervice di normale spessore sono segni prognostici favorevoli.
Terapia
- Nel primo trimestre di gravidanza la terapia consiste nella somministrazione, generalmente parenterale (iniezioni) o vaginale, di progesterone.
Questo ormone, in quest’epoca gestazionale, ha la capacità di ridurre le contrazioni uterine, rilassare la muscolatura uterina e aiutare l’embrione nel proseguire adeguatamente lo sviluppo nel caso distacco delle membrane.
- Nel secondo trimestre e terzo trimestre la terapia si avvale invece dell’utilizzo di farmaci tocolitici che “rilassano” la muscolatura uterina e che inibiscono le contrazioni.
In entrambe le situazioni sarà fondamentale e di primaria necessità il riposo, così da ridurre il numero e l’entità delle contrazioni e non sottoporsi a stress fisici affinché si possa normalizzare la situazione e arginare l’eventuale minaccio d’aborto.
Se avete dubbi o domande scriveteci pure nei commenti.
Un saluto e al prossimo articolo, Emanuela!
Photo by arutina on Pixabay