Sapevate che la gravidanza non dura 9 mesi e non termina con il parto? Con il termine esogestazione ci si riferisce ai primi 9 mesi di vita extra-uterina, 9 mesi in cui sia la madre che il bambino devono abituarsi ad una nuova vita, adattarsi l’uno all’altra e fare i conti con un’infinità stimoli e sensazioni mai provati. In questi 9 mesi il contatto tra la madre e il bambino è un’esigenza primaria per il benessere di entrambi e assicura al piccolo uno sviluppo sano dal punto di vista fisico, cognitivo ed emotivo.
A differenza degli altri mammiferi, i piccoli dell’uomo non sono in grado di camminare da soli e di essere autonomi alla nascita, essi sono, al contrario, ancora estremamente immaturi: se da un lato questa immaturità rende i cuccioli d’uomo adattabili e fa sì che il loro cervello sia estremamente plastico, d’altra parte questo rende anche necessaria ed indispensabile la presenza di un adulto che guidi, indirizzi e supporti questa plasticità perché essa si esprima in tutte le sue potenzialità. A ben guardare, pur essendo mammiferi, i piccoli della nostra specie condividono con i marsupiali l’esigenza vitale di avere un contatto prolungato con la propria madre.
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Immediatamente dopo la nascita, il bambino è esposto ad un bombardamento di stimoli olfattivi, uditivi, tattili e, più tardi, visivi, totalmente nuovi, in questo turbinio di emozioni e sensazioni mai provate e disorientanti sono la voce e l’odore della madre (e in particolare del seno materno) a fare da guida al neonato, a fargli sentire che egli non è solo. La nascita recide il cordone ombelicale che costituiva per il bambino il collegamento con un mondo perfetto, in cui ogni suo bisogno (fame, sonno, ecc…) trovava immediato soddisfacimento e apre la strada all’incerto, all’inaspettato, all’ignoto.
Per i successivi 9 mesi il bambino cercherà di adattarsi al mondo esterno e, allo stesso tempo, tenderà a ricercare le condizioni e le sensazioni vissute nell’utero.
La ricerca di queste sensazioni e il tentativo di riprodurre un ambiente simile a quello uterino costituiscono, per il neonato, una fonte fondamentale di sicurezza e stabilità e sono i prerequisiti fondamentali per apprendere l’autoregolazione e l’esplorazione dell’ambiente circostante.
Insomma, il bambino ha bisogno di sentire il contenimento della madre, ha bisogno di essere protetto dal suo abbraccio, ha bisogno di ascoltare la sua voce per crescere. Molte infatti sono le ricerche che dimostrano che i bambini che non vengono toccati e accarezzati tendono a ridurre la produzione di ormone della crescita: il loro corpo, in sostanza, sarebbe troppo impegnato a cercare di mantenersi in vita e di proteggersi dagli stress dell’ambiente esterno per crescere serenamente. Se, al contrario, il bambino istintivamente percepisce di essere in una condizione di sicurezza e protezione, ecco che egli potrà dedicarsi alla scoperta di sé e del mondo.
I 9 mesi dopo i 9 mesi
Come abbiamo visto, nei 9 mesi dopo la nascita il sistema madre-bambino crea un adattamento reciproco e il bambino porta avanti il suo sviluppo fisico, neurale ed emotivo. Questi 9 mesi, detti di esogestazione, hanno straordinarie somiglianze ai 9 mesi vissuti nell’utero:
Il primo trimestre
Nei primi tre mesi di gravidanza il bambino passa dall’essere un “agglomerato di cellule” a diventare un essere umano completamente formato. Alla fine del primo trimestre sarà possibile distinguere mani, piedi, braccia e gambe ed il feto sarà in grado di aprire e chiudere i pugni. Allo stesso modo, nei primi tre mesi dopo il parto, il bambino si adatterà al mondo attorno a lui, inizierà ad aprire e chiudere i pugni e a seguire oggetti posti vicino al suo viso con lo sguardo. In entrambe i casi, sia dentro che fuori dall’utero, il bambino sarà ancora fortemente autocentrato, una volta nato, le interazioni con il mondo esterno saranno ancora sporadiche e rare perché in questa fase delicatissima il bambino sta “imparando a stare al mondo”.
Inoltre, di fatto il primo trimestre di gravidanza è quello in cui la notizia è generalmente tenuta segreta e anche il corpo della futura mamma ancora non mostra i cambiamenti che saranno evidenti nei trimestri successivi; allo stesso modo, dopo il parto, il primo trimestre è quello in cui il legame simbiotico madre-bambino è probabilmente più intenso: il bisogno di nutrimento è frequente così come costante è la richiesta di contatto e madre e bambino formano una diade intimamente legata.
Il secondo trimestre
Nel secondo trimestre di gravidanza il bambino inizia a muoversi e i suoi movimenti si fanno ben sentire all’esterno, allo stesso tempo egli può iniziare a succhiarsi il dito e a giocare con il cordone ombelicale.
A questi cambiamenti nella vita intrauterina corrispondono dei momenti sempre più decisi di esplorazione del mondo circostante dopo la nascita.
Dai 4 mesi in avanti, infatti, il bambino impara ad afferrare e manipolare gli oggetti, sorregge bene il capo e, dunque, inizia a girarlo per esplorare l’ambiente circostante.
È interessante come, proprio in questa fase, il bambino impari sia a sorreggere il capo che a rotolare spontaneamente: in qualche modo questi costituiscono i primi segnali del desiderio di esplorazione e di controllo del proprio ambiente circostante.
Il terzo trimestre
Nell’ultimo trimestre di gravidanza il bambino si prepara alla nascita: il suo sistema respiratorio giunge a maturazione, così come i suoi organi di senso che, finalmente, gli permettono di ascoltare la voce dei genitori e altri stimoli provenienti dal mondo esterno. Allo stesso tempo, in questa fase il bambino cambia la sua posizione e si prepara per venire al mondo.
Come il feto nell’utero veniva richiamato dagli stimoli esterno e si predisponeva, cambiando posizione, a fare il suo ingresso nel mondo, allo stesso modo il bambino impara a gattonare o a muovere i primi passi, segnando così un nuovo, fondamentale, distacco dalla madre e l’inizio effettivo dell’esplorazione autonoma dell’ambiente attorno a sé.
Se, nonostante siano passati alcuni mesi dal parto, senti di fare ancora fatica ad affidare il tuo piccolo a qualcun altro (ad esempio una tata o la nonna) o se, nonostante lo desideri, non ti legittimi a prendere del tempo per te stessa o vivi il rientro al lavoro con particolare ansia e paura, considera l’ipotesi di una consulenza psicologica.
Foto di Brytny.com su Unsplash