In questo nuovo articolo tratteremo un argomento molto delicato. Parleremo di aborto ossia dell’ interruzione di gravidanza. Il nostro pensiero e il nostro sostegno sono rivolti a tutte coloro che hanno perso il proprio bambino ma continuano a lottare e ad avere la forza di non perdere mai la speranza.
Buona lettura!
Aborto: di cosa parliamo?
Si definisce aborto l’interruzione della gravidanza entro il 180° giorno di gestazione, corrispondente a 25 settimane e 5 giorni”. Si stima che si verifichi in circa il 20% di tutte le gravidanze e che l’1% delle donne in età fertile abbia avuto almeno 2 aborti spontanei.
Classificazione
Per quanto riguarda la classificazione, la prima grande distinzione si ha tra
- Aborto spontaneo: è una patologia della gravidanza
- Aborto provocato: può essere volontario e regolamentato dalla legge 194/78, “accidentale da cause tossiche e/o traumatiche”, criminoso se applicato al di fuori della legge 194/78 o come conseguenza di lesioni personali).
L’aborto può essere, inoltre, classificato come:
- Completo: quando il prodotto del concepimento è stato espulso totalmente;
- Incompleto: quando è stato espulso solo in parte;
- Interno o ritenuto: quando il prodotto del concepimento non è vitale e rimane nella cavità uterina.
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Cause di aborto
- Anomalie cromosomiche o anomalie genetiche: sono solitamente quelle più frequenti. Gli embrioni che presentano un assetto cromosomico alterato o un corredo genetico non adeguato sono destinati a interrompere la loro crescita.
- Immunologiche: Questo tipo di aborto si spiega con il fatto che il prodotto del concepimento è un corpo estraneo per l’organismo della madre; durante la gravidanza esistono vari meccanismi che impediscono il rigetto, ma un alterato funzionamento della regolazione di questo sistema, che può avvenire a vari livelli e per diversi motivi, può essere la causa dell’interruzione della gravidanza.
- Di origine infettiva: I virus (Herpes, Cytomegalovirus, Parvovirus) sembrano essere i micro-organismi coinvolti con maggiore frequenza, anche in considerazione della loro potenziale capacità di creare infezioni croniche materne.
- Malattie sistemiche della madre: diabete gestazionale o preesistente alla gravidanza, ipertensione arteriosa, cardiopatietalassemia, tireopatie, erparatiroidismo, predispongono e/ o possono essere correlate in vario modo all’aborto, anche in considerazione della gravità del quadro clinico.
- Inadeguata secrezione di progesterone da parte del corpo luteo può essere responsabile di aborto nel primo trimestre.
- Sindrome dell’ovaio policistico (PCOS): rappresenta l’alterazione endocrina più frequentemente collegata ad abortività spontanea.
- Anomalie di sviluppo, posizione e formazione dell’utero: potrebbero essere responsabili di aborto. L’utero setto rappresenta la malformazione più frequente ed è associata con la più alta percentuale di fallimenti riproduttivi e complicazioni ostetriche.
- Fibromi uterini
- Incontinenza cervicale: è una condizione in cui viene a mancare l’azione di sostegno del collo uterino.
- Consumo di tabacco e alcol e tossico-dipendenza: sono causa di aborto e la frequenza è più elevata nelle donne che ne abusano.
Diagnosi
- La minaccia di aborto: si manifesta con metrorragia (perdite ematiche dall’utero) e dolori.
- L’aborto inevitabile: si presenta con perdite ematiche abbondanti e con dolori più intensi; il canale cervicale, all’esplorazione vaginale, è aperto e questo è il principale reperto obiettivo che permette la diagnosi differenziale con la minaccia d’aborto; il materiale abortivo può essere in via di espulsione con il quadro di aborto in atto. L’ecografia e il dosaggio quantitativo della beta-HcG completano il quadro diagnostico. Se il materiale abortivo non è espulso completamente si ha un aborto incompleto; in questo caso permane una perdita ematica di intensità minore e, se non si interviene, sono alti i rischi di complicanze infettive.
- L’aborto interno e /o ritenuto: clinicamente scompaiono tutti i sintomi gravidici, l’esame obiettivo vaginale mostra un collo uterino chiuso, senza perdite ematiche o, se presenti, scarsissime e il volume dell’organo risulta inferiore a quello dell’epoca gestazionale. La diagnosi può presentare difficoltà, soprattutto prima della 12a settimana; sono necessari, quindi, dosaggi seriati della beta-hCG e monitoraggi ecografici a distanza di una settimana.
Interruzione volontaria di gravidanza
L‘interruzione volontaria di gravidanza è consentita in Italia ed è regolamentata dalla legge 194/78. Nel testo di legge viene rispettata l’autodeterminazione della donna entro i primi 90 giorni di amenorrea.
Dopo i primi 90 giorni (art. 6) l’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) può essere praticata quando:
- la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna;
- siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinano un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna.
Quando sussiste la possibilità di vita autonoma del feto, l’interruzione della gravidanza può essere praticata solo nel caso di cui al punto a) dell’art. 6 e il medico che esegue l’intervento deve adottare ogni misura idonea a salvaguardare la vita del feto (art. 7).
Questo articolo si pone come puramente informativo, lontano, pertanto, da qualsiasi tipo di giudizio altrui.
La perdita di una gravidanza cercata, attesa e desiderata oppure la scelta di porre fine ad una gravidanza non pianificata sono entrambi eventi sconcertanti e dolorosi che spesso portano con sè ansie, sensi di colpa e paure, se tu e/o il tuo partner state vivendo una di queste emozioni e vi sembra che non vi siano vie di uscita, considerate l’ipotesi di rivolgervi ad uno psicologo per una consulenza.
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