In questo articolo parleremo di un nuovo argomento, andremo a conoscere, infatti, quali sono le infezioni che si possono contrarre in gravidanza.
Buona lettura!
Complesso TORCH: cos’è?
Le infezioni materno-fetali e perinatali schematizzate in medicina di laboratorio con la sigla TORCH rappresentano un argomento impegnativo nella diagnostica clinica. Nel complesso TORCH sono riassunti gli agenti infettivi che possono caratterizzare l’epoca gestazionale. Assieme ai “classici antigeni microbiologici” aggressivi durante il periodo di gestazione, quali toxoplasma, virus della rosolia, citomegalovirus ed herpex simplex virus, la “O” di others rappresenta un contenitore in crescita che accanto a patogeni conosciuti quali treponema, parvovirus B19, si arricchisce di nuovi patogeni che l’attualita’ scientifica propone, come ad esempio HBV, HCV ed HIV.
L’acronimo TORCH sta per:
Toxoplasmosi
Others (sifilide, epatite, HIV)
Rosolia
Cytomegalovirus
Herpes Simplex
Queste malattie batteriche, virali e parassitarie possono presentarsi senza sintomi e prive di danni clinici per un adulto immunocomepetente.
Per il feto, invece, possono risultare pericolose soprattutto se contratte nelle prime fasi dello sviluppo.
Il rischio varia a seconda dell’agente infettivo e delle settimane di gestazione; tendenzialmente diminuisce con il progredire dell’epoca gestazionale. Il feto ha una maggiore suscettibilita’ alle infezioni virali, soprattutto in epoca gestazionale precoce.
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Nonostante ciò il prodotto del concepimento e l’unità feto-placentare evidenziano alcuni meccanismi difensivi che si sviluppano progressivamente durante la gestazione. Infatti la placenta raggiunge la completa maturazione entro il quarto mese, e a partire dalla seconda metà della gravidanza esercita una funzione di barriera sia tramite le cellule ad azione fagocitaria, sia con la produzione locale di anticorpi. Gli anticorpi materni, inoltre, vengono trasmessi nel circolo fetale attraverso la placenta.
Come avviene la trasmissione
La trasmissione al feto di questi agenti infettivi avviene attraverso:
- il liquido amniotico o il flusso sanguigno
- durante o dopo il parto
Conseguenze delle infezioni
Nel corso della gestazione si ha uno sviluppo progressivo del sistema immunitario del feto.
Le conseguenze delle infezioni dipendono da:
- lo stadio dello sviluppo
- la maturazione della reattività immunologica
Se l’infezione viene contratta precocemente (primo trimestre di gravidanza) si può andare incontro a:
- mancato impianto
- aborto e morte intrauterina
- malformazioni (per arresto dell’organogenesi)
Nella seconda metà della gravidanza si assiste frequentemente alla nascita di bambini sani o che manifestano sintomatologie non gravi.
Modalità di infezione
Esistono tre diverse modalità di trasmissione dell’infezione:
- TRANSPLACENTARE: si ha in seguito ad una prima infezione materna durante la gravidanza. Si può avere il passaggio dell’agente infettivo attraverso a placenta.
- ASCENDENTE: è sfruttata dai batteri della flora vaginale, che provocano un focolaio endometriale (dell’endometrio) e quindi una infiammazione del sacco amniotico.
- CANALE DEL PARTO: l’intima connessione che si verifica durante il parto tra madre e feto può comportare la trasmissione di infezioni virali e batteriche.
Agenti eziologici e modalità di infezione
Toxoplasmosi
L’ospite definitivo della toxoplasmosi è il gatto, mentre una grande varietà di uccelli e mammiferi, tra cui l’uomo costituiscono gli ospiti intermedi.
Il parassita si moltiplica nell’intestino dei felini e produce delle oocisti che vengono espulse con le feci e nel giro di 1-5 giorni divengono infestanti.
A questo punto altri animali come bovini ed ovini (o nuovamente i gatti) possono ingerire accidentalmente queste oocisti ed infestarsi a loro volta; ecco quindi che le carni ed i visceri di questi ospiti intermedi, che contengono il toxoplasma, possono fungere da cibo per animali selvatici nei quali il ciclo ricomincia.
Nell’infezione da Toxoplasma gondii è possibile distinguere due fasi successive: la prima (toxoplasmosi primaria) è caratterizzata da un periodo di settimane o mesi in cui il parassita si può ritrovare nel sangue e nei linfonodi in forma direttamente infettante, e la seconda è la fase sintomatica con ingrossamento delle linfoghiandole, stanchezza, mal di testa, mal di gola.
Il soggetto che contrae una toxoplasmosi resta protetto per tutto l’arco della vita da recidive, perché risponde all’infezione con produzione di anticorpi e linfociti specifici.
La toxoplasmosi è ad alto rischio nel caso in cui venga contratta in gravidanza: l’infezione può infatti passare al prodotto del concepimento attraverso la placenta, provocando in determinate circostanze malformazioni oculari e del sistema nervoso centrale o addirittura l’aborto o la morte in utero.
In occasione di una primo-infezione acuta durante la gravidanza (al contrario delle infezioni virali) la probabilità della trasmissione transplacentare aumenta con l’avanzare della gravidanza.
Durante il primo trimestre di gravidanza un’infezione acuta da toxoplasma porta generalmente a morte del prodotto del concepimento, mentre altri effetti nel prosieguo delle epoche gestazionali, comprendono manifestazioni di gravità variabile.
La diagnosi di infezione acuta può essere semplificata grazie alla determinazione delle avidità delle IgG. Questi anticorpi hanno un ciclo di maturazione/attività tale per cui gli anticorpi prodotti nelle prime fasi della malattia evidenziano bassa avidità e gli anticorpi rilevabili dopo un ciclo infettivo completo mostrano, al contrario, alta avidità.
Queste analisi di screening per la determinazione delle IgG e delle IgM specifiche e la determinazione dell’avidità delle IgG, possono indirizzare nell’individuazione di un’infezione recente o acuta.
Citomegalovirus
L’infezione è generalmente asintomatica nei soggetti immunocompetenti. La principale caratteristica del CMV consiste nella capacità di rimanere latente nell’organismo dopo l’infezione primaria e di riattivarsi a distanza di mesi o anni.
L’infezione primaria durante la gravidanza può provocare una trasmissione intrauterina del virus nel 40% dei casi, e i neonati possono soffrire di patologie gravi nel 10% dei casi.
Conseguenze:
Ritardo di sviluppo intrauterino: epatosplenomegalia, anomalie ematologiche (specialmente trombocitopenia), manifestazioni cutanee, comprese petecchie e porpora
Sistema nervoso centrale: microcefalia, ritardo psicomotorio-mentale, ventricolomegalia, atrofia cerebrale, corioretinite, sordità neuro-sensoriale, calcificazioni intracerebrali.
La trasmissione al prodotto del concepimento avviene per via transplacentare e in fase perinatale. La trasmissione transplacentare avviene sia per una primo-infezione in gravidanza, che ha un’aggressività notevole nel passaggio transplacentare, sia per una re-infezione o riattivazione endogena con minore attitudine al passaggio transplacentare. Quella perinatale avviene tramite le secrezioni cervico-vaginali durante il parto o attraverso il latte materno durante l’allattamento al seno.
I metodi per la diagnosi di infezione da CMV attualmente in uso si basano sulla determinazione di anticorpi specifici o sulla ricerca diretta del virus. Lo screening anticorpale è eseguito generalmente con dei test immunometrici basati sulla ricerca di anticorpi specifici della classe IgG e IgM.
Rosolia
La rosolia è una malattia infettiva moderatamente contagiosa, ad eziologia virale, che colpisce prevalentemente, ma non esclusivamente, il bambino.
La trasmissione è interumana, l’infezione avviene tra un soggetto malato ed uno sano. L’eliminazione avviene attraverso il naso-faringe, la penetrazione avviene per via inalatoria per la mucosa nasale e congiuntivale.
E’ caratterizzata da esantema maculo-papuloso e da tumefazioni linfoghiandolari, retronucali, retrocervicali. L’infezione acuta primaria e la vaccinazione determinano immunità permanente.
Contratta durante la gravidanza può determinare la morte del feto o la comparsa di gravi malformazioni (rosolia congenita). Durante la gravidanza, la viremia materna determina un’infezione placentare che può rimanere localmente circoscritta, ma che più spesso può raggiungere la circolazione fetale mediante la quale si dissemina in ogni organo. Il virus si moltiplica rapidamente nei tessuti embrionali ove provoca necrosi cellulare, danni cromosomici e alterazioni dei processi mitotici, ritardando e rendendo anomala l’organogenesi.
La diagnosi di laboratorio può essere effettuata attraverso la ricerca degli anticorpi specifici (ricerca di IgG specifiche anti-rosolia, dalla ricerca di IgM specifico e con l’utilizzo IgG-avidità).
Herpes Simplex 1-2
L’infezione da HSV 1 si contrae sovente nella prima infanzia per contagio interumano diretto da soggetti portatori di lesioni evidenti clinicamente o da soggetti con infezione asintomatica o da eliminatori del virus mediante la saliva.
L’infezione da HSV 2 è prevalentemente a trasmissione sessuale e quindi tipica della vita adulta.
Tale virus è il maggior responsabile dell’herpes genitale, localizzato sulla cute o sulle mucose genitali femminili e maschili.
La trasmissione in gravidanza o in fase perinatale è più frequente nell’infezione primaria.
Le forme da HSV 2 conseguono generalmente al contatto con secrezioni vaginali materne infette al momento del parto.
La trasmissione transplacentare è molto rara, si verifica nel 5% delle infezioni primarie in seguito ad una viremia. Può determinare microcefalia, microoftalmia, calcificazioni intracraniche e corioretinite.
La trasmissione attraverso il canale del parto è più frequente e viene a determinarsi per l’intimo contatto madre-feto nella fase del parto. Il 75%-90% dei neonati con HSV nascono da donne asintomatiche.
Le lesioni da infezione connatale da virus herpes simplex possono dare una forma gravissima caratterizzata da poliviscerite, anemia emolitica, porpora trombocitopenica a prognosi infausta. Una forma grave con infezione sistemica del prodotto del concepimento caratterizzata da meningoencefalite. Una forma lieve caratterizzata da lesioni vescicolare cutanee e mucose.
Sifilide
La sifilide, o lue, è una malattia infettiva contagiosa dovuta a Treponema Pallidum, generalmente trasmessa con i rapporti sessuali, ma talvolta contratta in utero (sifilide congenita).
L’infezione materna in gravidanza permette il passaggio di Treponema Pallidum al prodotto del concepimento.
Si distinguono due forme a seconda che la sintomatologia si presenti nei primi due anni di vita o successivamente: sifilide congenita precoce e congenita tardiva.
La diagnosi si basa sull’identificazione del Treponema Pallidum nei materiali patologici o più classicamente con metodi sierologici.
Epatiti
Clinicamente asintomatiche nella maggior parte dei casi o correlate a sintomi aspecifici quali anoressia, nausea, vomito, mialgia, febbricola. Nei casi gravi si può presentare ittero con feci acoliche, urine ipercoliche ed insufficienza epatica acuta. Differente appare l’aggressività dei virus patitici nei confronti del prodotto del concepimento
Epatite A
- Trasmissione: oro-fecale, facile diffusione nelle aree di stretto contatto parenterale, estremamente rara
- Periodo di incubazione: 2-7 settimane
- La trasmissione dalla madre al neonato è pressochè impossibile (2 casi descritti)
- Esposizione perinatale: somministrazione di Ig specifiche
Epatite B
- Trasmissione: per via percutanea da sangue contaminato, trasmissione sessuale e verticale da madre a figlio
- Periodo di incubazione lungo (1- 6 mesi)
- Non esiste una terapia specifica, l’unico approccio terapeutico è la prevenzione tramite immunizzazione
- Lo stato di portatore cronico si sviluppa nel 10% degli infetti e può esitare in epatite cronica attiva, cirrosi e carcinoma epatocellulare
- La ricerca dell’HBsAg va effettuato in tutte le gravide
- Può essere diffuso per via transplacentare, ma la maggior parte dei neonati colpiti è esposta al momento del parto (madre HBsAg positiva o infettata nel terzo trimestre di gravidanza)
Epatite C
- Fattori di rischio: uso di droghe, residenza in aree endemiche, trasfusione con emocomponenti
- Trasmissione per via percutanea e/o mucosale o per vie non tradizionali (es. tatuaggi)
HIV
L’infezione da HIV è una malattia a trasmissione sessuale.
Il virus HIV ha possibilità di infettare il prodotto del concepimento mediante la via transplacentare, al momento del parto, e durante l’allattamento. L’evidenza maggiore indica che l’infezione si trasmette in misura maggiore al momento del parto.
La frequenza di trasmissione varia tra il 7% e il 40% in relazione a numerosi fattori che sono rappresentati principalmente: dalle condizioni cliniche materne, dalla concomitante presenza di altre malattie sessualmente trasmesse, dalla modalità di espletamento del parto e dall’allattamento al seno.
La strategia diagnostica in gravidanza prevede l’adozione del test di screening per l’HIV in tutte le gestanti, per individuare le donne sieropositive.
Nelle donne sieropositive le misure preventive sono rappresentate: dal trattamento antiretrovirale, dall’adozione del parto cesareo e dall’adozione di un allattamento artificiale.
Per ulteriori informazioni e chiarimenti non esitate a contattarci.
A presto,
Noemi
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